Ancona, lo sfogo del nipote: «A 99 anni mia zia s’è rotta il femore le viene negata l’assistenza pubblica»

Ancona, lo sfogo del nipote: «A 99 anni mia zia s’è rotta il femore le viene negata l’assistenza pubblica»
Ancona, lo sfogo del nipote: «A 99 anni mia zia s’è rotta il femore le viene negata l’assistenza pubblica»
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 4 Maggio 2024, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 11:43

ANCONA Da quasi un secolo fronteggia la vita, zia Fernanda. La fierezza dell’autonomia, a questa cittadina del Piano, non consente, tuttavia, di sfidare i freddi calcoli che spesso convertono il welfare, l’aspirazione al benessere, in un ingranaggio poco umano, per niente inclusivo. La storia di questa donna che, non sposata e senza figli ha fatto da seconda madre ai suoi nipoti, viene raccontata, ed eletta a metafora, da Daniele Contino, uno dei due ragazzi che ha aiutato a crescere. «Mamma e papà non erano presenti, per questioni di lavoro. Per me e mio fratello c’era lei». Il flusso dei pensieri si mescola a quello dei ricordi, là dove la sacralità della memoria ora viene offesa dall’impotenza.

I conti

Sente montare la rabbia, Daniele. «Quindici giorni fa s'è rotta il femore, zia Fernanda. È uscita dall’ospedale di Torrette proprio questa mattina (ieri, ndr).

Tra i turni di lavoro e poiché abito a Osimo, come mio fratello, non sono in grado di garantirle un sostegno regolare». Triste è dover far tornare conti: «Mia zia prende 800 euro di pensione al mese, metterle accanto una badante, 24 ore su 24, ne richiederebbero 1.300». Vista l’impossibilità di ricorrere all’assistenza domiciliare, il nipote s’è rivolto a quella pubblica. «Ho contattato l’Inrca, per assicurarle la riabilitazione. È sempre stata forte - è la sua pietra miliare - sarebbe sufficiente il tempo per rimetterla in sesto». Una sfida alle 99 primavere di colei che per i suoi nipoti continua a essere un riferimento del cuore. Nulla da fare: «Ci hanno risposto che per l’età è impossibile, non l’accettano». Cede all’impeto: «Ma che siamo stracci?». È qui che la sua vicenda si erge a simbolo: «Il mio non è uno sfogo nella speranza di ottenere qualcosa, ma è l’impellenza di dare voce ai tanti che si trovano a vivere lo stesso disagio». Declina la narrazione al passato prossimo: «Mia zia - ricorda - fino a tre anni fa, era del tutto indipendente, viveva sola, finché una brutta caduta la costrinse a letto. Allora decidemmo per una governante che, come ho già ricordato, è costata 1.300 euro al mese». La conseguenza della scelta è stata prevedibile, quanto scontata: «I suoi pochi risparmi sono svaniti e siamo stati costretti a rinunciare a quella presenza».

La tregua

La boccata d'ossigeno sarebbe durata poco. Fernanda si era ristabilita, una breve tregua, spezzata dalla rottura del femore, due settimane fa. «Ora la zia è in casa con mio fratello, a Osimo: anche lui è alle prese con i turni di lavoro e una quotidianità ritmata da figli e cani, un ambiente non proprio adatto a una donna di 99 anni». Non argina l’amarezza, Daniele: «L’assistenza pubblica è assicurata fino a 86 anni. Dopo di che bisogna affidarsi a quella privata, come per esempio la Casa di riposo Ceci di Camerano». L’equivalente di una retta, impossibile da sostenere, da 1.700 euro. Torna a sussurrare: «Ma che siamo stracci?».

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