La personal trainer Patrizia Cutonilli: «Trasformavo la casa in una sala da ballo»

La personal trainer Patrizia Cutonilli: «Trasformavo la casa in una sala da ballo»
La personal trainer Patrizia Cutonilli: «Trasformavo la casa in una sala da ballo»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 28 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:04

Un’onda va e viene, avanti e indietro. Si muove: lungo la battigia come dentro la testa. È un dato insito nella natura e proprio del mondo, il movimento, ma appartiene anche alla storia dell’uomo, per cui muoversi significa camminare in prospettiva, divenire, progredire. Nel movimento ci si specchia; con lui si cresce e ci si confronta, esattamente come testimonia Patrizia Cutonilli, personal trainer, proprietaria della palestra X-Fit di Corridonia e ideatrice di Percorso donna, un cammino al femminile che, nel movimento sportivo e nella consapevolezza del proprio corpo, ha le sue fondamenta. In questo flusso in divenire, Patrizia ha trovato la sua dimensione. Lei che di movimento si è sempre nutrita, allergica anche alla sola idea di rimanere impantanata nella stasi.

Il racconto

«Fin da piccola sono sempre stata una tipa dinamica, di quelle cresciute a pane, sport e giochi all’aria aperta - premette -. Secondogenita di tre figli, passavo tutti i pomeriggi al parco vicino casa con mio fratello maggiore Antonio e i suoi amici. Una compagnia tutta al maschile, in cui ho saputo inserirmi senza problemi - sorride Patrizia -. Ricordo ancora le biglie di vetro che facevamo rotolare con le dita, le gare di corsa o quando imitavamo cavalli e fantini del vicino ippodromo: unica femmina in mezzo a tutti quei maschi, di fronte a quei giochi non mi sono mai tirata indietro». Il movimento, sottolinea Patrizia, è sempre stato un affare di famiglia: «Spesso e volentieri, assieme a me, mio fratello e ai suoi amici, c’era anche Elisa, la terza dei tre figli Cutonilli. Ricordo perfettamente il pomeriggio in cui, giocando a nascondino nel solito posto vicino casa, lei scivolò in una sorta di burrone vicino alla ferramenta che sorgeva al limitare del parco. Non riuscivamo a trovarla da nessuna parte: era sparita e, con il passare dei minuti, cresceva sempre più il timore che fosse successo qualcosa di tremendo. Ci volle del tempo prima di riuscire a trovarla e salvarla dal guaio in cui si era cacciata: quando la trovammo, constatammo subito che stava bene e non era successo nulla di grave, ma mi sentivo così tanto in colpa per quello che era successo che, nei giorni seguenti, arrivai addirittura a regalarle i miei Cicciobello, io che di quei bambolotti ero gelosissima», ride.

Ha un suono dolce, la risata di Patrizia: una melodia che profuma di giorni passati, che odora di momenti spensierati e della grinta di una bambina «sempre in movimento: fuori casa, a giocare con mio fratello e i suoi amici, ma anche in casa, quando la sera abbassavo le persiane per simulare una sala da ballo piena di specchi, accendevo lo stereo e mi trasformavo in una ballerina - ricorda - era l’epoca di Flashdance, di Heather Parisi e della voglia fortissima che cresceva prepotente in me di scuotere il corpo e farlo vibrare a suon di musica.

Le note, il movimento, il senso di libertà che provavo: una miscela potentissima, una vertigine da capogiro».

Quell’esplosione di movimento ed energia era il volto di una medaglia a due facce, perché nei ricordi c’è la Patrizia che si muove a ritmo di musica e quella «ligia e giudiziosa che ha sempre cercato di camminare sulla retta via, per non dare dispiaceri a mamma Luciana e babbo Ettore (per tutti Gianni, ndr) - confessa - sono sempre stata una bambina riflessiva, una a cui piaceva guardare, esaminare, ragionare con la propria testa. E che ha sempre cercato di non creare problemi a casa. Sono la classica ragazza, ad esempio, che non ha mai marinato la scuola per paura della reazione dei miei. Solo una volta ho corso il brivido e, fingendomi in classe a seguire le lezioni, in realtà me ne sono andata in giro con Paolo, il mio attuale marito e allora fidanzato, a bordo della sua moto. Mi videro sia mio padre che mia madre e l’imbarazzo, misto al timore delle punizioni che avrei potuto ricevere, fu tale che la sera faticai non poco a rimettere piede in casa. Tutto si risolse con un’energica lavata di capo di mia madre ma, per fortuna, nulla di più», ride. La linea retta su cui Patrizia aveva deciso di camminare passava così per i due capisaldi di una vita: lo studio e lo sport. E per l’incontro, a 21 anni, della ginnastica aerobica: «Una disciplina che unisce movimento e musica e di cui mi sono innamorata immediatamente. Ho iniziato a studiare e approfondire questa passione: all’inizio anche contro il parere della mia famiglia che però, di fronte a tanta energia, non ha potuto far nulla se non assecondarmi e accettare».

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