Osimo, la gioia promozione di mister coraggio Marinelli: «Era il mio sogno sul letto dell’ospedale»

Dall’inferno della malattia al paradiso della promozione col San Biagio: «Salvato dallo sport»

Osimo, la gioia promozione di mister coraggio Marinelli: «Era il mio sogno sul letto dell’ospedale»
Osimo, la gioia promozione di mister coraggio Marinelli: «Era il mio sogno sul letto dell’ospedale»
di Giacomo Quattrini
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Martedì 7 Maggio 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 07:11

OSIMO - Dall’inferno al paradiso. La storia di chi ha vinto prima una malattia che ha fatto temere il peggio, poi un campionato sudato, deciso all’ultima giornata. E’ la storia di Michele Marinelli, 52 anni, anconetano d’origine, da 21 anni residente a Sirolo dove ha sposato Raffaella, con la quale ha messo al mondo Tommaso, Diego e Rachele. Conosciuto nel mondo del porto dorico, dove ha lavorato per anni, ma soprattutto nel calcio dilettantistico marchigiano.

La determinazione

Calciatore tra l’altro di Biagio Nazzaro, Vigor Senigallia e Recanatese, mediano di grande tenacia, la stessa che lo ha poi contraddistinto in panchina, quando ha allenato ad esempio Collemarino, Osimo Stazione, Pietralacroce, Labor.

La tenacia che lo ha aiutato a vincere anche la malattia. Dopo l’esperienza finita non bene a Santa Maria Nuova, iniziarono i primi sintomi. «Ero sempre stanco e visivamente i linfonodi al collo erano gonfi, feci controlli prima di Natale a Torrette e i medici dopo appena 15 giorni mi sottoposero al primo ciclo di chemio» ha ricordato ieri.

Ha vissuto un calvario con sei cicli di chemio, ma ne è venuto fuori: «Mi sono aggrappato ai figli, a mia moglie che è un treno, al tanto affetto che mi è arrivato dagli amici». Il Covid costrinse anche a prolungare l’attesa per le chemio vista l’emergenza negli ospedali, ma nell’estate 2020 la malattia inizia a regredire e può tornare progressivamente ad una vita normale. «Lo sport mi ha salvato, in tutti i sensi, perché -spiega mister Marinelli- ha reso il mio corpo pronto a reagire e perché la voglia di tornare in campo, ad allenare mi dava la motivazione per vincere quella battaglia». Ormai guarito, nel 2021 viene richiamato dal San Biagio, club con il quale aveva già vinto un campionato di Seconda categoria nel 2015. Lo incaricano di ricreare il settore giovanile da zero: oggi ha circa 120 iscritti, non pochi per una frazione. Poi nel gennaio 2022 prende anche le redini di una prima squadra allo sbando, senza riuscire ad evitare la retrocessione in Seconda categoria. La società, tuttavia, scelse di azzerare la squadra e ripartire da lui, creando una rosa nuova e più giovane, con due terzi nati tra 2000 e 2004.

Lo scorso anno i playoff persi proprio nella sua Sirolo, ma quest’anno con un gruppo più collaudato l’asticella si alza e il San Biagio duella per la vetta con Fc Osimo e Loreto. Sabato scorso la vittoria ad Agugliano che ha confermato il primo posto e il riportato il Galletto biancorosso in Prima categoria.

La grande festa

I suoi ragazzi lo hanno portato in festa, dopo le lacrime a fine gara: «Avevo accumulato tanta tensione, erano lacrime di gioia e -spiega- liberazione, ho pensato a quello che avevo vissuto, al fatto che la vita mi ha dato una seconda possibilità, al sogno che avevo di tornare in campo e rivincere, e poi vedere tra i calciatori in festa mio figlio è stato speciale. Lo chiamo Marinelli in squadra, va al campo da solo, ma resto pur sempre un padre e vederlo trionfare mi ha reso ancora più felice. Devo dire grazie a tutto il gruppo e alla dirigenza se sono riuscito a realizzare quel sogno che facevo su un letto di ospedale. Lo sport è vita, dà una marcia in più, la mia storia lo testimonia».

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