ANCONA Non perde la maggioranza; ipotizza di dare una sferzata allo sviluppo della società; rinuncia a procedere in totale autonomia. La strategia di Diego Della Valle, che al secondo tentativo in due anni centra il delisting, ovvero la revoca dalle negoziazioni in Borsa dei suoi titoli, è frutto di un sottile equilibrio nel segno del lusso assoluto. La cronaca della giornata, oltre la vetrina più glamour, sposta ancora una volta, sugli scenari mondiali, il baricentro dell'economia made in Marche.
I numeri
L’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria sulle azioni ordinarie di Tod’s, promossa da Crown Bidco, il veicolo di investimento che fa capo a L-Catterton, raggiunge l’obiettivo: una partecipazione aggregata superiore al 90% del capitale sociale.
Le prospettive
Quella nicchia in formato industriale, una sintesi di griffe di culto tra scarpe, borse e abbigliamento, sarà fuori da Piazza Affari. Oltre la seduzione del fashion, a opa conclusa Della Valle scenderà al 54%, avendo ceduto il 10% del capitale; L-Catterton, che attraverso il veicolo di investimento per concludere l'affare ha speso 512 milioni, si prenderà il 36%. Mr Tod’ s aveva già tentato di uscire dal perimetro della Borsa perché, a suo dire, quella mossa avrebbe generato un maggiore opportunità di sviluppo della società. La sostanza del ragionamento: meglio legarsi a una private equity, un capitale privato, del lusso piuttosto che andare da soli alla conquista dei mercati.
Gli equilibri
L’anatomia di questa super partnership rivela che il fondo L-Catterton, a quota 34 miliardi di euro di asset di capitale investito, è nato nel 2016 da un patto con la galassia Lvmh, a sua volta leader mondiale nel settore del lusso, il cui fondatore, chairman e ceo è Bernard Jean Étienne Arnault, l’imprenditore francese che già possiede il 10% di Tod’s. Che sia il prologo di una vendita?